di Rosbeh Zakikhani
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AI e Robotics per motivi estremamente pratici, sono molto legati. I moderni robot (umanoidi e non) data la complessità e le possibilità di movimento di cui sono dotati, per effettuare movimenti non possono affidarsi a semplici istruzioni ad albero, ma vengono “istruiti“ utilizzando tecniche di Machine Learning e Deep Learning.

(source:https://rapidminer.com/artificial-intelligence-machine-learning-deep-learning/)

Ma quindi i robot che vediamo spostare bicchieri in tutte queste “Fiere del futuro”, che sembrano fatti con il meccano dell’86 (versione deluxe con i pezzi bianchi alla “Io, Robot”) sono dotate di complessi algoritmi di Intelligenza Artificiale?

Assolutamente No! Molte delle cose che ci propinano come robotica all’avanguardia sono, né più né meno, che dei giocattoli amatoriali dotati di semplici istruzioni ad albero (o addirittura precostituite), con pochissimi e limitatissimi movimenti e possono essere programmati da chiunque (ma proprio chiunque).

I robot più complessi invece, utilizzano tecniche di Machine Learning (o deep learning) per imparare autonomamente a fare i movimenti giusti alle azioni richieste.

Come si vede bene in questo video infatti, Atlas, della Boston Dynamics salta e fa capriole meglio di un essere umano. Un occhio attento potrà notare come l’atterraggio sia ogni volta diverso e come effettui continui aggiustamenti alla stabilità ogni volta. Anzi può addirittura sbagliare e cadere (per poi rialzarsi da solo, chiaramente).


La mia è solo una speculazione, visto che non ci è dato saperlo, ma probabilmente quel robot ha “imparato” a camminare da solo, magari con un paio di tecnici che lo tenevano su mentre gli dicevano “ma quanto sei bravo?” ad ogni passo… ed ora la sera fa la lagna perché si vuole iscrivere al corso di Parkour della gang dei tetti.

La Boston Dynamics, nata nei primi anni 90 al MIT è da sempre leader nel campo della robotica, acquisita da Google nel 2013 e successivamente dalla giapponese SoftBankGroup. Dobbiamo notare come ogni loro video ormai diventa virale, complice l’immaginario comune che ci fa associare questi robottoni con lo zaino a quelli visti in una miriade di film e videogames (da Star Wars a COD – IW). Eppure il più famoso progetto della Boston Dynamics non è il simpatico Atlas, ma BigDog’s, il robot a 4 zampe progettato per trasportare 150kg su qualsiasi tipo di terreno e finanziato dalla Defense Advanced Research Projects Agency, più comunemente DARPA, l’agenzia governativa statunitense che si occupa di ricerca e sviluppo in campo militare fin dagli anni ’50 (no, la DHARMA non c’entra niente! Quello è LOST, ed è una serie TV)  

 

La DARPA, però, a differenza di Google, non si occupa di motori di ricerca, smartphone e di taxi che si guidano da soli, ma di difesa militare e proprio sviluppare robotica ed intelligenza artificiale in campo militare è il punto su cui, ricercatori e imprenditori di tutto il mondo, ci stanno ammonendo di non fare e di regolamentare da subito.

 

In questo video di Playground+, si vedono dei piccoli droni, dotati di 3 incredibili capacità: Uccidere, lavorare in gruppo e una sorta di AI (capacità decisionale).


Il video è chiaramente un fake, ma costruito ad arte da: Stop Autonomous Weapons, campagna pubblicata i primi di novembre e che vi invito a scoprire.

Il 2017 ha visto protagonista sul tema anche Elon Musk che, nonostante segretamente sia Iron Man, ha indirizzato questa lettera aperta alle Top Robotics Companies e alle Nazioni Unite. Firmata da centinaia di Ricercatori di tutto il monito, la lettera è un monito a NON produrre armi letali automatizzate.

 

Gli Slaughterbots, ipotizzati nel recente video, sono abbastanza terrorizzanti e aprono una breccia nelle nostre più recondite paure. Incredibilmente tra i milioni di commenti a questi video, una percentuale sempre troppo alta sono sarcastici, aggressivi, ridicolizzanti o, peggio, guerrafondai. Ma come è possibile? Ricercatori di tutto il mondo ci stanno dicendo che qua gli stiamo insegnando a camminare, poi a sparare e, un bel giorno, gli insegneremo a difendersi. Quindi gli insegneremo a poter scegliere autonomamente, a uccidere un essere umano.

 OK, lo capisco, la storia, la realtà, la scienza sono proprio troppo noiosi, ma a chi gli frega? Possibile che anni di disaster movie non ci hanno insegnato niente? Se dai un dito (un’arma) ai robot e la capacità di usarla per noi non ci sono difese, solo che, a differenza di Terminator, non sarà un robot con la faccia di Swarzy a farci fuori, ma un piccolo drone come quelli in blister che si vendono in edicola.

 A parte il sarcasmo, il vero messaggio del video è che costruire Slaughterbots oggi è possibile (almeno in buona parte), da chiunque con un minimo di preparazione. Due tre, persone in un garage potrebbero costruirne uno sciame e dare atto alla prima strage robotica della storia proprio oggi.

Dobbiamo prendere atto e assicurarci che non succeda. Non interrompere la ricerca, ma lo sviluppo di armi letali autonome prima che sia troppo tardi.

Il controeffetto della campagna, probabilmente pensata come raccolta firme da usare per parlare con la stampa e i governi, è quello che spesso, come mi hanno fatto notare, per la maggior parte delle persone “dopo aver messo la firma il pensiero successivo è «Fatto, ho contribuito al mondo, ora tocca agli altri.»

Quindi, dopo aver firmato, il coinvolgimento diminuisce.”

Il nostro scopo qui a TIXE, per fortuna, non è quello di raccogliere firme, ma di dare spunti di riflessione, quale che sia l’azione successiva.

Chiuderei con le parole di Stewart Russel, dell’università di Berkley: “ This short film is more than just speculation,  it shows the result of integrating and miniaturising technologies that we already have.” … “The potential to benefit humanity, by AI, is enormous, even in defence. But allow machines to choose to kill humans, will be devastating to our security and freedom. […] We have an opportunity to prevent the future you just saw. But the window to act it’s closing fast.”

Rosbeh Zakikhani

CoFounder di BLAST Project;  Direttore del Chapter of Rome del Founder Institute ;Startup Mentor & advisor.
Sono Product Developer di prodotti digitali, appassionato di tecnologia cresciuto professionalmente con 15anni di prodotti mobile e Internet as a Service in grandi aziende internazionali. Diventato imprenditore, negli ultimi 5 anni ho ideato e partecipato e/o fondato startups, eventi e internet Companies. Convinto che il mondo sia in un momento di cambiamento e che l’ecosistema italiano abbia potenziali inespressi, il mio impegno è formare nuovi imprenditori e creare opportunità di contatto tra talenti, imprenditori e idee innovative nate in Italia con interessi economici internazionali.