Servizio a cura di Angelo Mastria
Frammenti lignei inanimati capaci di accendere l’immaginazione e stimolare le sensibilità espressive.
È vasto il surplus materiale, oltre l’oggetto, che ci circonda: cosa fare di tanto surplus? Il residuo disperso è un frutto maligno. Germoglia pure con la migliore delle intenzioni del fare. È però stolto evitare tanta scelleratezza rinunciando a ciò che serve. Il prezzo è alto: qualcosa può diventare energia, senza troppo pensare all’entropia; qualcos’altro può diventare stock da far deperire nei prossimi millenni; qualcos’altro ancora può tornare utile con nuova funzione. È comunque sempre un illusione lo zero-materico. Non a caso, tanto di esso entra nell’oblio e si dissolve. Non resta che sperare nel prodigio, o meglio ancora, credere nelle leggi del probabile e del casuale. In un frammento materico residuale è insito il destino dell’abbandono e dell’annichilimento, ma anche quello dello spunto incorporeo ispiratore appagante. È quel residuo dell’oggetto che mantiene capacità di espressione e con ciò persevera nel procurare emozione. È un extra-oggetto che mette in luce una propria bellezza. Allora che dire… Reperti Attivi … Il tempo che scorre porta a deperire ogni cosa vissuta, poi ritrovabile come frammento materiale inanimato. Se raccolto, meditato e ben combinato, riacquista vitalità procurando emozioni espressive. Si può cercare nel greto di un fiume, in un litorale marino, nella siepe di un bosco, ma anche tra i residui di lavorazione di una falegnameria… Sarà vero anche un po’ per il fatto che, come dicono, il tempo è un’illusione?
Per folgorare in un’istantanea visione temporale, tanto il nascere, quanto il vivere e quindi il deperire, sono qui raccolti un certo numero di casi concreti, sia con funzioni d’uso, ma anche soltanto come meri spunti di emozione espressiva. Ecco i primi esemplari di una collezione che verrà.
Leggio
Un avanzo di trave lamellare per base, un ramo potato da un albero di limone per colonna, una tavola di larice elettro-fresata a gradoni per tonda platea (monca di un segmento circolare), alcune semplici operazioni manuali di collegamento, si sono trasfigurati in un sistema di residui attivi con forma e funzione di leggio.
Slancio_01
Per lo più i pezzi sono i vacui di un nesting pratico, casuale e involontario. C’è poi un avanzo di travicello e un componente ad arco di cerchio inutilizzato. Tutto è di legno di castagno. Il resto è pensiero e ispirazione, assecondati da mani fedeli. L’effetto conduce all’idea di slancio nell’allusione ad una transenna.
Frequenze_01
In ogni testata di trave, in ordine ad antichi disegni, va considerato un più e un meno, entrambi sinuosi e sfuggenti. Qui, più che il più, è il meno che colpisce e che si attiva. Alcuni “meno” da nesting spontaneo rendono possibile un doppio gioco di frequenze. Come se lo spazio fosse sferragliato, ma tutto è legno di castagno.
Mandrione
Il Mandrione è tante cose: un tempo erano prati che per usanza accoglievano antiche mandrie; è stato una “Pagina Corsara” per descrivere miseria e degrado; offrì le sue nicchie per spacci d’amore. Non si oscura tuttavia la maestà degli archi dell’acquedotto Felice, seppure sfiancati dal ferro di una meccanica strada. Un intreccio confuso, dove ogni regola si mischia al caso. Qui il discorso è evocato a frammenti di castagno.
Intersec_01
È l’azione di una cieca motosega. È il pregiudizio che il potare genera salubrità e non invece alterazione e squilibrio vitale. È il sottinteso che il fugace utile maturerà in un braciere. A queste condizioni non sorge un pensiero geometrico limpido e chiaro. Il caso vuole che l’intersezione di due piani di taglio mettano a nudo vivide fibrature di cipresso. E tanto ci basta.
Stele_01
La parola essenziale del legno è “anisotropia”, l’opposto di isotropia. Per questo si spacca in un verso. Quando è curvo si spacca in curva perché le cellule vogliono stare insieme come sono cresciute, pure se nella maniera più difforme da una regolare linea retta che, in quanto tale, non sussiste mai. Tutto il resto lo fa un’ascia e, talvolta, una sega, ma solo per traverso. Conta poi lo sguardo sensibile che ne vuole mettere in luce il valore espressivo.
Toc_01
Due tocchi di motosega per traverso. Un tocco come risultato di due tagli. Il semema di un dialetto. Fratture lungo-fibra in uno spicchio. Anelli annuali ridotti ad archi. La monca raggera parenchimatica che governa cretti e profili. La frastagliatura apicale dell’intersezione di taglio. La posizione dinamica di un frammento di quercus.
Rifili planari
Il rifilo è sempre frutto dell’errore e dell’approssimazione. Generalmente è anche erratico e informe. In questo caso i rifili sono regolari, sottili e conformi, da qui l’ispirazione per un micro-montaggio e il giocare con uno spazio ombreggiato. Collabora un rifilo a blocchetto. Il candore del gruppo è dato dall’abete (rosso).
Maniglia
Somiglia ad una maniglia. Come il pezzo si staccò non è dato sapere. Di sicuro è stato dilavato, e poi soleggiato, poi di nuovo, certo, dilavato ed anche soleggiato e poi di nuovo così tante volte ancora. L’anima del frammento è nel nodo che ora allude a tutt’altro.
Ciapulle
Se la fibratura del legno è compatta, se il legno è appena tagliato, se il pezzo è un ramo, se lo spessore è sottile, se la specie è una latifoglia e se preferibilmente è un prunus, ma qui è un fico, quando si asciuga diventa una calotta. La forma del fiore si ha quando se ne combinano alcune. Ciapulle perché sono come le fette di mele seccate al sole.
Lamelle traverse
I due pezzi sono figli di una misura sbagliata. Provengono da compattissime gimnosperme, ma non regolarissime nell’accrescimento: anelli fitti e anelli radi per testimoniare anni asciutti e anni piovosi. I leggeri svergolamenti sono la norma. Il loro incrocio è un arbitrio.
Resìduos
Non c’è niente di male: sono rocchi tratti da un ramo un po’ deperito nel Parco di Aguzzano. Il non bene è nel modo per come sono combinati. Assomigliano in tutto e per tutto a taluni mucchi che si vedono in Amazzonia. Ma la i pezzi sono alti e larghi anche due metri: diciamo, un delitto?
Onde su onde
Di sicuro all’origine era una gimnosperma. Certamente questo ne è stato un frammento a cubetto. Poi chissà quale mare, chissà quante onde lo hanno smagrito: di più nelle parti primaticce, un po’meno in quelle tardive. Si potrebbe fare il conto di quando è vissuto e si capirebbe che si sono alternati tempi buoni e cattivi. Ora ciò che conta è che appaga il vedere.
Felice Ragazzo ha studiato e professa design. Elabora e sperimenta tecniche lignee innovative tra Modellazione virtuale 3D e stereotomia a mezzo CNC. È attivo come didatta. Ha operato presso qualificate industrie. Ha prodotto pubblicazioni su legno, geometria e design. Il suo impegno più assiduo e recente è presso il CdL in Disegno Industriale – Sapienza Università di Roma (docenza per “Alta Qualifica”). Scritti recenti sono su Struttura Legno e Sistema Serramento. Gran parte delle esperienze sono rappresentate sul sito: www.feliceragazzo.it