Mariagrazia Dardanelli: Volubilia Sidera
Servizio a cura di Angelo Mastria – Testi a cura di Felice Ragazzo
In realtà le “stelle” giacciono per lo più immote, tangibili e … sempre indifferenti. In genere – per il tema qui presente – sono oggetti luminosi che si accendono! Non punteggiano il buio a intermittenza, come lucciole d’estate. Si attivano per un circuito che si chiude. A volte sono allineate, a volte sparpagliate, non di rado sono multi-colorate. Si muove la mano, invece, che ondeggiando conduce la ripresa, al fine di produrre tanti frames, quante sono le immagini da raccontare.
È l’espressione di una danza ispirata dall’istinto nel frangente di un istante. È l’inverso del disegno, dove la traccia è versamento di materia, mentre qui è propagazione luminosa che impressiona un campo mobile, come se il pennello fosse statico e il foglio roteasse. Nello scambio indefinito dei ruoli, non è più chiaro chi fa e chi subisce, chi precede e chi arretra, chi è soggetto e chi è oggetto. I gradi di libertà di movimento messi in causa prescindono da chi si sposta e chi sta fermo, ciò che conta è il loro reciproco rapporto. È cosa che si spiega in tanti modi, la più lucida dei quali fa riferimento ai “Gruppi”.
È tutto qui il prodigio di queste forme figurate. Tutto il resto è cattura e governo dell’immagine e, beninteso, sua significazione. Ecco allora che la “stella”, le “stelle”, ossia la lampada, il led, la teoria di sorgenti luminose, pur fermi al rotear di telecamera di Mariagrazia Dardanelli, sono tutte, ben vero, come “Volubilia Sidera”, dunque, soggetto attivo per fare arte, nella sospensione tra il terreno e il siderale.