Tutta la storia di una tavoletta di cioccolato in un QR code, tutta la filiera del cacao dal produttore al cliente finale certificata dalla tecnologia blockchain. È questo l’ultimo tassello di un progetto di conoscenza e valorizzazione del cacao di altissima qualità che Chocofair, e il suo founder Andrea Mecozzi, portano avanti da anni: quello di costruire canali commerciali per cacao altrimenti senza sbocco, i cacao naturali, aromatici e da piantagioni sostenibili, coltivati da famiglie cacaotere o da cooperative con mission etica.
Dal palco (virtuale) di VadoinAfrica Summit, la tre giorni appena conclusa sulle opportunità offerte dal continente più giovane e più in crescita del mondo, con gli interventi di venti imprenditori che fanno business con l’Africa in ogni settore: dal fashion al fintech, al food. Tra loro, appunto, Mecozzi, che ha iniziato a interessarsi di cacao quando nel 2002, studente universitario a Perugia, ha iniziato a lavorare per la annuale manifestazione internazionale dedicata al cioccolato.
Da lì, la scoperta di un mondo e la conseguente scelta di indirizzare i propri studi anche su questo tema: prima Storia, poi Relazioni internazionali, sull’analisi della filiera globale del cacao.
Prima le esperienze in Ghana ed Ecuador, poi il lavoro in Costa d’Avorio e Togo come coordinatore di un progetto internazionale sul tema, finché nel 2013 fonda Chocofair, rete di produttori rivolta a garantire un approvvigionamento sicuro e tracciabile di cacao di qualità.
LA FILIERA TRACCIABILE DEL CACAO DI ECCELLENZA IN UN MERCATO OPACO– Chocofair si basa su una verità tanto semplice quanto ignorata: il segreto di un buon cioccolato sta tra le mani dei produttori di cacao; e nasce per connettere direttamente produttori e trasformatori, affiancare artigiani e imprese a selezionare i macchinari più adatti a valorizzare la materia prima e diffondere buone pratiche nella filiera.
Oggi, Chocofair è presente direttamente in Italia, Costa d’Avorio, Togo e Colombia, con importanti collaborazioni in Sierra Leone, São Tomé, Perù e Venezuela: un’iniziativa che dimostra i vantaggi tangibili di filiere che partono dai contadini e mette in luce le opportunità di trasformare in loco le materie prime per creare un’economia più sana in entrambe le direzioni.
“In Africa Occidentale non si consuma cioccolato, né si producono varietà pregiate di cacao” conclude Mecozzi- “Un’assurdità che deriva dalla storia della regione: durante il periodo coloniale il processo di trasformazione della fava in cioccolato veniva tenuto nascosto alle popolazioni avviate alla coltivazione del cacao, così da mantenerne la dipendenza dalle madrepatrie. L’effetto nefasto di questo è evidente: finché chi coltiva non conosce il prodotto finito né tutte le fasi della lavorazione, non si può innalzare significativamente la qualità del cioccolato”.
UN PERCORSO CERTIFICATO IN BLOCKCHAIN- A questo lavoro si aggiunge oggi il progetto di tracciare dalla pianta alla tavoletta il cioccolato di Choco+ della Costa d’Avorio, la prima iniziativa messa in campo da Chocofair insieme con Trusty per permettere al consumatore di conoscere il percorso del cacao “dall’albero alla tavoletta”: il produttore, i tempi di fermentazione, le caratteristiche.
Trusty, infatti, è l’app che supporta i produttori per migliorare l’esperienza e il coinvolgimento del cliente rivelando completamente la provenienza e gli ingredienti dei prodotti, trasmettendone la qualità e sostenibilità grazie al viaggio attraverso l’intera filiera compiuto con la scansione di un QRCode.
“L’obiettivo di Chocofair, e del progetto Trusty Choco+, è quello di dare valore a tutti i protagonisti della filiera, dal produttore a chi esporta, a chi produce scegliendo ingredienti di altissima qualità che lo portino al di fuori dei tradizionali circuiti di consumo di massa del cioccolato“ conclude Mecozzi nel suo intervento dal summit-“Tutto nasce dal desiderio di creare filiere di qualità a cui corrisponda, necessariamente, un prodotto di qualità: certamente più costoso, ma perché in questo costo ci sono il rispetto dell’ambiente, dell’etica del lavoro e conoscenza vera della materia prima. Per noi vale il motto: produrre meno cioccolato, meglio, e valorizzando la consapevolezza sia del produttore sia del consumatore”.
VADOINAFRICA SUMMIT 2021– Nel mondo post-Covid19, c’è un continente che non si potrà più ignorare: l’Africa. Le conseguenze della pandemia, ridotte rispetto al resto del mondo, evidenziano uno dei grandi punti di forza del continente, la sua demografia: un africano su due, infatti, ha meno di 20 anni, e il 70% della popolazione meno di 30.
Il fattore età, unito a una forte crescita economica, sociale e culturale, è un volano per lo sviluppo delle imprese, come hanno capito bene anche molti imprenditori nel nostro paese, sia italiani sia africani italofoni. Diversi tra questi sono stati protagonisti di VadoinAfricaSummit: tre giorni di talk, incontri e testimonianze, dal 20 al 22 maggio, in cui si sono avvicendate le storie di imprenditoria a cavallo tra Italia e Africa, per raccontare un modello di sviluppo sostenibile, in grado di superare la narrazione comune che vede l’Africa come un continente senza possibilità.
“Ciò che conta davvero per avere successo con iniziative imprenditoriali con l’Africa è quello che noi chiamiamo il fattore C, cioè la cultura” spiega Martino Ghielmi, fondatore di vadoinafrica.com: “È necessario avere consapevolezza di quanto sia necessario conoscere bene la realtà in cui si sta andando a operare, e che quello che stiamo portando deve davvero migliorare la vita delle persone e creare valore. Dobbiamo capire dove stiamo andando, senza dare per scontato che quello che ha sempre funzionato per il nostro business debba funzionare anche in Africa”.
Ideato con Fabio Santoni, consulente specializzato nell’export e nell’internazionalizzazione delle PMI italiane, ViA Summit è stato l’occasione per “evitare pericolosi errori di approccio a questi mercati suggerendo invece il Fattore C, l’elemento meno noto ma più importante per avere successo nel continente.
VadoinAfrica è la prima community collaborativa degli imprenditori e professionisti che creano valore con il continente africano: fondata nel 2017 da Martino Ghielmi, conta oltre 15mila iscritti che condividono quotidianamente esperienze, contatti e risorse utili.
Fino al 31 maggio, inoltre, è possibile candidarsi per entrare in VadoinAfrica Club, il primo Business Club italiano che mette a disposizione degli imprenditori interessati al continente africano informazioni, contatti e il costante affiancamento dei suoi fondatori.
Per info e iscrizioni: https://vadoinafrica.com/lab